In uno dei punti più turistici di Torino una gelateria storica (trent’anni) che è riuscita negli anni a non diventare troppo commerciale parlando di filiera controllata per le materie prime in tempi non sospetti.
La storia del gelato nasce infatti nella cucina del ristorante di famiglia, l’allora due stelle Michelin “Al Gatto nero”, nei lontani anni ’80 con i primi esperimenti sul gelato.
Il progetto IoAgricultura, ha permesso poi, a partire dalla cultura tradizionale contadina, una selezione delle materie prime sempre più all’origine: il latte, per il gelato, arriva dal loro allevamento di mucche Montbéliarde, di cui riescono a curare l’alimentazione, le uova da galline allevate a terra e la frutta solo quella fresca di stagione.
Quasi all’ombra della struttura medioevale (castello) di palazzo Madama, io ho preso una coppa seduto – come non mi capitava dagli anni ’80/’90 – circondato da francesi e tedeschi (per lo più dame teutoniche) che accompagnavano il gelato con una tazza di cappuccino fumante: ça-va-sans-dire un gelato buono, gusti per lo più stagionali e dal sapore autentico (il sorbetto alla pera sapeva di pera fresca) e un prezzo non troppo da turisti con una coppa/cono piccola/o da due euro difficile ormai da trovare.
Tradizione e innovazione: da una parte una degustazione sushi (6€), ovvero quattro pezzi di gelato a forma di roll e sashimi con accostamenti (per ogni pezzo) di due gusti diversi, dall’altra un allure vintage con le coppe di gelato (7/8€), macedonia con gelato e ‘tagli’ (varie dimensioni) con caffè, cioccolata, amarena e liquori vari.
Menodiciotto
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